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Tunisia, ecco perché vale la pena tornarci

Sono passati esattamente due mesi dall’attentato al Museo del Bardo di Tunisi. Quella sera ho scritto sulle pagine di questo blog perché secondo me non bisognava smettere di viaggiare, nonostante quel giorno il terrorrismo avesse colpito dei turisti, anzi proprio per quel motivo. Di viaggiare per il mondo, anche in Tunisia. Io l’ho fatto. Qualche settimana fa sono stata a Tunisi per lavoro. Una toccata e fuga: un paio d’ore proprio tra gli incredibili mosaici del Museo del Bardo e una passeggiata pomeridiana per il delizioso paesino bianco e blu di Sidi Bou Said, al mare.

Era la prima volta a Tunisi, il viaggio è stato breve, ma l’impressione che ne ho ricavato è quella di un Paese che varrebbe la pena scoprire, e non solamente per il suo bel mare. L’Ente Tunisino per il Turismo sta per lanciare una campagna di promozione, che correrà anche sui social network, per invitare gli italiani a tornare in Tunisia, #TunisiaIoCiVado. Io ci sono stata e questo è quello che ho visto. Forse, tornarci vale davvero la pena.

 

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Tunisia: perché, nonostante tutto, non dobbiamo smettere di viaggiare

Il messaggio che il fondamentalismo islamico ha voluto lanciare oggi con l’attentato al Museo del Bardo di Tunisi è chiaro: colpire un luogo simbolo della grande cultura mediterranea, mettere nel mirino i turisti che ne stavano ammirando lo splendore, per dirci che se non siamo al sicuro a casa nostra, come hanno dimostrato i fatti di Parigi dello scorso gennaio, figuriamoci allora cosa può succedere se da casa ci allontaniamo. Colpire dall’interno un Paese islamico moderato come la Tunisia per provare a spezzare il legame più forte che lo tiene ancorato all’Occidente e alla stabilità politica: il turismo (che poi è anche la voce più importante del suo Pil).

Le notizie sulla dinamica di quanto è accaduto e sul coinvolgimento dei nostri connazionali ancora si rincorrono. E, purtroppo, si fanno di ora in ora più gravi. Per fare analisi sugli effetti che l’attentato avrà sul comparto turistico, anche italiano, è davvero troppo presto, ma una cosa è certa: ripercussioni pesanti saranno inevitabili. Perché le vittime sono turisti e molte delle persone rimaste coinvolte nell’attacco sono passaggeri sbarcati a Tunisi da due navi simbolo del turismo Made in Italy, la Costa Fascinosa e la Msc Splendida. Aziende di un comparto crocieristico (e il discorso vale, ovviamente, soprattutto per Costa Crociere), che iniziava proprio adesso a rialzare la testa dopo i duri contraccolpi della vicenda Concordia. Perché i turisti italiani amano da sempre la Tunisia, come amano l’Egitto, per il suo patrimonio storico-culturale, per il mare, le spiagge, il buon cibo e, anche, per l’ottimo rapporto qualità-prezzo. Perchè, proprio in ragione di questo rapporto speciale, in Italia sono moltissimi gli operatori turistici che investono, programmano e vendono la Tunisia e che, così come è avvenuto per l’Egitto, si ritroveranno ancora una volta a fare i conti con quanto è accaduto nel momento più delicato per le prenotazioni delle vacanze estive.

Ecco, è per questo che nonostante tutto, non dobbiamo smettere di viaggiare. In sicurezza, ma senza farci vincere dalla paura. Perché il turismo è un’industria pacifica simbolo di cultura e incontro (oltre che di business) e non è ammissibile che sia trasformato in un’arma inconsapevole di distruzione di massa. Perché continuare a fare le valigie, girare il mondo (ogni parte del mondo) e andare per musei è la risposta più forte che possiamo dare a chi i reperti millenari conservati nei musei li distrugge a picconate e ci vorrebbe timorosi e spaventati, barricati nelle noste case.

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