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Milano magica, alla scoperta della vigna di Leonardo

Milano è così. Non ostenta spavalda la sua bellezza, ma riservata si lascia scoprire poco alla volta. Lo sa chi ha provato a buttare l’occhio dentro a uno dei tanti portoni delle vie del centro quando per sbaglio rimangono aperti un po’ più a lungo. È lì che si cela la Milano delle corti e la sua bellezza ignota ai più. L’esempio forse più soprendente è la magica Casa degli Atellani di corso Magenta, proprio difronte a Santa Maria delle Grazie. La bella notizia è che per i sei mesi di Expo questa dimora quattrocentesca ha aperto i battenti al pubblico svelando un segreto nascosto: l’antica vigna che fu di Leonardo Da Vinci.

La vicenda di Casa degli Atellani e della vigna di Leonardo è antica e ha il sapore delle storie rinascimentali. Gli Atellani erano una famiglia di cortigiani, originaria della Basilicata. Alla fine del Quattrocento, prima dell’arrivo a Milano dei francesi, era lì, in corso Magenta, che avevano la propria dimora, dono di Ludovico il Moro, centro nevralgico della vita mondana e politica della Milano degli Sforza.

Pochi metri più in là, in quegli stessi anni, Leonardo da Vinci dipingeva uno dei suoi capolavori, l’Ultima Cena. Per ringraziarlo di quell’opera, il Moro che l’aveva commissionata, gli donò una vigna, che si estendeva proprio vicino al giardino della Casa degli Atellani. Leonardo morì qualche anno dopo in Francia, gli Atellani furono costretti per alterne vicende politiche a lasciare Milano, ma sia la casa che la vigna sopravvissero passando nel corso dei secoli di proprietario in proprietario. Fino agli anni Venti.

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Alla scoperta della #MilanoDaLeggere: itinerari letterari nella città dell’Expo

Ci siamo. Domani si apriranno ufficialmente i cancelli di Expo 2015 e per i prossimi 6 mesi Milano sarà sotto i riflettori internazionali. Ma che città è quella che si appresta ad accogliere visitatori e turisti in arrivo da tutto il mondo? Per raccontarvela in un modo un po’ diverso dal solito ho chiesto aiuto a Mariangela Traficante, giornalista esperta di viaggi, che sul suo blog Che libro mi porto  ogni settimana narra insieme a CityTeller la #MilanoDaLeggere, ovvero la Milano spiegata attraverso i libri e i luoghi della lettura. Una Milano poco conosciuta anche a chi vive in città, fatta di itinerari letterari inediti…

Mariangela, che Milano è la #MilanoDaLeggere?

Una ricchezza da scoprire! La #MilanoDaLeggere che sto scoprendo io pian piano è una città che spesso si nasconde e vuole essere scovata. Viene immortalata in molti romanzi e forse non è un caso che tanti siano noir, polizieschi, gialli. Dove la ricerca del “colpevole” o di una soluzione spesso coincide con una caccia alla città stessa. E poi c’è un altro fenomeno che vedo sbocciare nell’anno di Expo 2015: quello dei libri che vogliono raccontare la “Milano segreta”, la Milano degli angoli e delle storie meno note. È buffo perchè, spesso, per scoprirle non serve necessariamente leggerle in un libro. Basta vivere la città con entusiamo e curiosità. È quello che faccio io, forse perchè, essendo milanese solo d’adozione, non ho abbandonato l’entusiasmo del “viaggiatore”.

Una Milano dai mille volti?

Sì, la #MilanoDaLeggere è una città fatta di tante realtà sfaccettate. Non ci sono solo le grandi case editrici e i luoghi storici della lettura, ma anche tante piccole librerie indipendenti, che spesso soffrono, associazioni che organizzano visite della città sulle orme degli scrittori, iniziative spontanee come il bookcrossing o la ormai famosa Biblioteca Condominiale di via Rembrantd 12.

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Liceo classico, perché il greco e il latino servono ancora a qualcosa

10694336_729252663823270_7639120022863326897_o-2Nell’era dei social media e della tecnologia dominante il liceo classico, il greco, il latino, la filosofia, la storia dell’arte, servono ancora a qualcosa? La domanda non è affatto retorica e a tal punto lecita che lo scorso novembre la scuola più antica d’Italia ha subito un vero e proprio “processo”. Per fortuna, quel giorno il liceo classico è stato assolto (merito sicuramente di un buon avvocato difensore, Umberto Eco). E non poteva essere diversamente. Chi ha passato gli anni dell’adolescenza tra le versioni di Cicerone e i testi delle tragedie greche lo sa. Non è una rivendicazione di presunta superiorità, come spesso viene erroneamente interpretata. È solo una consapevolezza che realizzi con il passare del tempo, da adulto: studiare il pensiero antico rende il tuo più forte, più consapevole, più aperto al confronto.

È per questo che mi sono lanciata in questa avventura con un gruppo di ex studenti del mio liceo classico, l’Omero, scuola della profonda periferia milanese: fondare un’associazione culturale per la promozione della cultura antica (sì, proprio di quel greco e di quel latino tanto vituperati) intotolata alla memoria di un uomo che ad essa ha dedicato tutta la propria vita: Ezio Savino, che è stato nostro prof. a scuola, ma anche uno dei principali traduttori e interpreti dei grandi classici greci, oltre che scrittore e giornalista molto apprezzato.

Ezio ci ha lasciato qualche mese fa e sull’onda della commozione che quel pomeriggio di ottobre ci ha riuniti a decine in una chiesa stracolma per salutarlo ancora una volta, noi ex studenti abbiamo deciso di fondare, insieme alla sua famiglia, l’Associazione Culturale Ezio Savino. I progetti sono tanti: borse di studio, spettacoli, convegni, un libro. Vedremo. Intanto, domani a scuola, verrà posta una targa per ricordarlo. Perché? La “spiega”, come la chiamava Savino, ce l’ha data lui in tempi non sospetti, in un articolo uscito nel 2006 sul quotidiano “Il Giornale” nel quale parlava della sua esperienza di insegnante in un “liceo di frontiera”:

“Dunque, che c’azzecca una fucina di tragedie greche e di consecutio temporum ai limiti della fascia urbana, dove perfino il biglietto del tram cessa di significare qualcosa e si deve aggiungere la tariffa extra? C’è voluto poco per capire che militare alla periferia dell’impero era posizione di forza. Parlo per esperienza, concretissima raccolta di dati in tante decadi di cabotaggio dietro le patrie cattedre. Non conserverei davanti alla mia aula una colossale epsilon, intagliata nel legno, apporto di antichi allievi, che accondiscesero a trapiantare sulla parete un po’ scrostata il segno delfico del conoscere te stesso, del mettere a fuoco il tuo limite, preambolo indispensabile del capirci qualcosa in tutto il resto“.

A tutti noi dell’Associazione Culturale Ezio Savino, in bocca al lupo!

Gita fuori porta vicino a Milano? I consigli di 100kmdaMilano.it

È primavera, tempo di gite ed escursioni fuori porta. Ma dove andare per passare una bella giornata di relax e scoprire qualcosa di nuovo del proprio territorio senza spendere un occhio delle testa e, soprattutto, evitando di passare ore e ore in coda in macchina? Per i milanesi l’idea giusta può arrivare da 100kmdaMilano.it, il portale per la gita fuori porta intorno a Milano. Lanciato lo scorso anno dalla storica dell’arte Monica Torri e dal giornalista Paolo Patanè, il sito presenta una serie di  “itinerari turistici a breve raggio che, anche spendendo poco, possono offrire occasioni di svago e di cultura. Esperienze divertenti in luoghi non convenzionali dell’area milanese”, ci racconta Patanè. La regola? Stare dentro i 100 km di distanza dal capoluogo lombardo. Ecco, allora, 3 itinerari consigliati a Caratteri Fuori da 100kmdaMilano.it, perfetti per i milanesi ma anche per chi passerà in città nei prossimi mesi in occasione di Expo 2015.

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I miei caratteri fuori

Ci siamo. Ecco il primo post di Caratteri fuori. Il mio blog.

Mi chiamo Silvia, ho 30 anni, vivo a Cormano, a Nord di Milano, e di mestiere faccio la giornalista (freelance, per la precisione). Lavoro con diverse testate, cartacee e online. Mi occupo di cronaca, turismo e food. Insomma, scrivere è il mio mestiere. Eppure, un blog non l’ho mai avuto, almeno fino a oggi.

L’idea, in realtà, mi ronzava in testa da un po’. Anche le mie amiche una sera di qualche mese fa mi hanno detto: “Tutti hanno un blog. Tu sei una giornalista, perché non lo fai?”. Già, perché? Passo giornate intere a digitare caratteri al pc, cos’altro avrei dovuto scrivere? La risposta è arrivata da sola, dalla pila di quaderni pieni di appunti di lavoro sparsi in giro per casa (la mia e quella dei miei dove, con buona pace di mia madre, ne ho lasciati parecchi). Resoconti di conferenze stampa, notazioni di colore, risposte a domande fatte ai personaggi più improbabili sugli argomenti più insperati. E poi, le impressioni sui tanti viaggi fatti per lavoro negli ultimi tempi. Molti di quegli appunti sono confluiti in articoli, interviste, lanci di agenzia, reportage, recensioni di libri, schede di approfondimento e sono stati pubblicati da diversi giornali. Molti altri, invece, no.

Ecco, questi sono i miei “caratteri fuori”. Quelli che, per un motivo o per l’altro, non entrano mai in pagina, nemmeno se la pagina è quella senza confini del web. Perché non ci stanno nelle canoniche 1800 battute o perché il giornale di turno mi chiede un taglio diverso per il pezzo. Storie, luoghi, osservazioni a margine, punti di vista, che ogni volta accantono a malincuore. Così è nata l’idea di questo blog, che proverà a raccogliere gli spunti che verranno dal mio lavoro, a partire dagli argomenti che più mi sono congeniali: le vicende del territorio nel quale vivo, il mondo che ho imparato a conoscere viaggiando per piacere e per lavoro, la vita che ruota intorno a uno dei luoghi di aggregazione che più amo, la tavola (perché sono una buona forchetta e le orecchiette fatte in casa della mia nonna mi hanno insegnato che dietro ogni piatto c’è una storia che può essere raccontata).

A chiunque vorrà seguirmi in questa nuova avventura non posso che augurare buona lettura!

Al prossimo post!

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