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Berlino e i 25 anni dalla caduta del Muro

L'installazione luminosa con la quale Berlino festeggerà i 25 anni dalla caduta del Muro.Se state pensando di andare a Berlino da qui ai prossimi mesi, il momento giusto potrebbero essere i primi giorni di novembre. La capitale tedesca si sta, infatti, preparando a celebrare in grande stile i 25 anni dalla caduta del Muro.

Dopo il successo delle celebrazioni del ventennale, nel 2009, è ricco il calendario di eventi che Berlino ha messo a punto per questo nuovo anniversario. Il momento più importante sarà l’accensione di una grandiosa istallazione luminosa che correrà lungo il percorso della barriera che un tempo separava Berlino Ovest da Berlino Est. Una linea di confine che tornerà a essere tracciata per 12 chilometri attraverso il centro città da migliaia sfere a elio che rimarranno accese dal 7 al 9 di novembre. “I berlinesi e i visitatori saranno invitati a passeggiare lungo il percorso del Muro per ricordare e visualizzare cosa volesse dire la divisione della città”, spiegano da Visit Berlin, l’ente del turismo cittadino. “In cinque punti, le sfere saranno lasciate volare in aria per commemorare la caduta del Muro e recuperare il simbolo della rivoluzione pacifica del 1989. Se il tempo sarà propizio, l’istallazione luminosa sarà visibile anche dallo spazio”.

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Da Bergamo a Lipari, il tributo alle Eolie di Massimo Lentsch

Tenuta-di-Castellaro

Le vigne di Tenuta Castellaro, a Lipari. Di fronte, l’isola di Salina.

Immaginate di arrivare un giorno su un’isola a qualche centinaia di chilometri da casa e di innamorarvene. Immaginate di avere la possibilità (e il coraggio) di acquistare su quell’isola qualche appezzamento di terreno per dare corpo al vostro sogno: produrre vino. C’è chi lo ha fatto. Lui è Massimo Lentsch e l’isola è quella di Lipari, nell’arcipelago eoliano. Bergamasco di origini austriache, 49 anni, una moglie e tre figli, Lentsch ha un’azienda di consulenza specializzata nella ricerca di clienti e creazioni di reti commerciali all’estero per le piccole e medie imprese italiane. Dal 2005, però, è anche il titolare di Tenuta di Castellaro, che alle isole Eolie produce vino, capperi e cucunci biologici e naturali.

Il nome deriva dalla località, a Lipari, dove sono state messe a dimora le prime vigne di Lentsch. Un altipiano a 350 metri di quota che ospita una distesa di viti piantate ad alberello etneo, come vuole la tradizione liparota, e gode di un panorama mozzafiato su Salina, Alicudi e Filicudi. I vitigni sono gli autoctoni siciliani: Nero d’Avola, Carricante, Corinto e, ovviamente, la regina della zona, la Malvasia delle Lipari. In tutto, 11 ettari e 2 nuovi ettari pronti a essere impianti ogni anno.

Tenuta-Castellaro-vignaA Castellaro si trova anche la cantina dalla quale nel 2008 è uscita la prima bottiglia della Tenuta. È stata costruita secondo i principi della sostenibilità ambientale e del trattamento naturale delle uve e dei mosti. Per esempio, viene refrigerata attraverso una torre del vento in grado di incanalare e sfruttare i venti di Nord-Ovest che soffiano sull’altopiano e, solo sporadicamente, in maniera automatizzata. Quest’estate il suo bel patio aperto sui vigneti ha iniziato a ospitare anche manifestazioni ed eventi culturali.

Tutta la produzione è orientata alla valorizzazione delle potenzialità del territorio. La filosofia è “eccellenza nella naturalità e nella tradizione sia sotto l’aspetto agronomico che enologico”, spiega Lentsh, che insieme alla famiglia ha fatto ormai di Lipari la sua seconda casa. “Tenuta di Castellaro – dice – è un tributo alle isole Eolie”. L’ho incontrato durante una visita guidata alle sue vigne ed ecco cosa mi ha raccontato.

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Camilleri a prima vista, a Bologna la mostra dedicata ai libri dello scrittore

Due celebri copertine dei romanzi dello scrittore Andrea Camilleri.

Lo ammetto. Io l’ho scoperto parecchio in ritardo, decine di libri e di repliche in tv dopo. Non so bene il perché lo abbia evitato per così tanto tempo, fatto sta che mi sono imbattuta nei libri di Andrea Camilleri solamente lo scorso anno. Ed è stata una piacevolissima sorpresa. Adesso, quando voglio rifugiarmi in una bella storia, mi capita spesso di pescare in libreria uno di quei volumetti Sellerio dall’inconfondibile copertina blu.

Proprio loro saranno i protagonisti di “Camilleri a prima vista”, la mostra con la quale Artelibro 2014, il Festival bolognese del libro e della Storia dell’Arte in programma dal 18 al 21 settembre, renderà omaggio allo scrittore siciliano a partire dalle copertine dei suoi libri. In esposizione ce ne saranno oltre 100, tra edizioni italiane ed estere. Una quarantina saranno quelle pubblicate proprio da Sellerio, primo e storico editore di Camilleri a partire da “La strage dimenticata” del 1984, sui cui libri a ogni cover è associata l’immagine di un’opera d’arte.

“In un colpo d’occhio prolungato – spiegano gli organizzatori dell’evento – il visitatore potrà guardare all’intera produzione di Camilleri per Sellerio e avrà l’occasione di verificare come le immagini selezionate per le copertine – vero biglietto da visita per autore ed editore nel complesso terreno dello scaffale del libraio – siano talora coerenti con il contenuto del libro, talora semplicemente evocative, o, come capita in alcune traduzioni, piuttosto stereotipe. Si tratta di una galleria personale di dipinti e immagini che – sottolineano – sono funzionali a disegnare un ritratto mosaico dello scrittore siciliano e della forza comunicativa dei suoi libri”.

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Amadeo Peter Giannini, la storia dimenticata di un banchiere perbene

Amadeo Peter Giannini, il fondatore della Bank of America.

È una delle storie di emigrazione italiana più straordinaria (e di maggior successo) di sempre. Eppure, in Italia è praticamente sconosciuta. È quella di Amadeo Peter Giannini, il fondatore della Bank of America, ma anche il padre putativo di “Biancaneve e i sette nani”, il primo cartone animato di Walt Disney, e del Golden Gate, il ponte simbolo di San Francisco. Io mi ci sono imbattuta qualche mese fa ed ecco che cosa ho scoperto.

Tutto ha inizio a Favale di Malvaropiccolo borgo dell’entroterra genovese. È da qui, da una vecchia casa in pietra che oggi ospita un Museo dell’Emigrante, che nel 1869 una giovane coppia di sposi, Luigi Giannini e Virginia De Martini, dice addio al Belpaese per cercare fortuna in America. Qualche mese dopo, il 6 maggio 1870, a San Josè, California, nasce Amadeo Peter Giannini.

Ragazzo intraprendente, Amadeo studia e contemporaneamente dà una mano alla famiglia, che dopo la morte del padre e le seconde nozze della madre con un altro italiano, Lorenzo Scatena, si occupa del commercio di ortaggi. Giovanissimo si sposa con Clorinda Agnes Cuneo, figlia di un ricco emigrante di Calvari che a San Francisco opera nel settore bancario. Inizia a lavorare con il suocero, ma poi ha un’idea. Nei primi anni del Novecento investe tutto quello che ha, compreso il patrimonio della moglie, in un’impresa rischiosa: fondare una banca che garantisca tassi di cambio onesti e più bassi rispetto alle altre agli immigrati che spediscono i soldi in patria e conceda crediti anche per piccole somme a chi ha poche o nessuna garanzia. Ovvero, fare quello che tutte le altre non fanno perché “un banchiere degno di questo nome – era la sua teoria – non deve negare credito a nessuno, purché onesto”.

È così che nel 1904, nei locali di un vecchio saloon di North Beach, il quartiere degli italiani di San Francisco, apre i battenti la Bank of Italy, la “banca degli emigranti”. Giannini batte strada per strada, casa per casa, per presentare i servizi offerti dall’istituto. Si racconta che guardasse quanti calli aveva sulle mani chi gli chiedeva un prestito per decide se concederglielo o no. Opta per un azionariato popolare, fa sottoscrivere quote a commercianti, agricoltori e artigiani e decide di finanziare i costruttori che garantiscono prezzi buoni a chi vuole comprare casa.

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I miei caratteri fuori

Ci siamo. Ecco il primo post di Caratteri fuori. Il mio blog.

Mi chiamo Silvia, ho 30 anni, vivo a Cormano, a Nord di Milano, e di mestiere faccio la giornalista (freelance, per la precisione). Lavoro con diverse testate, cartacee e online. Mi occupo di cronaca, turismo e food. Insomma, scrivere è il mio mestiere. Eppure, un blog non l’ho mai avuto, almeno fino a oggi.

L’idea, in realtà, mi ronzava in testa da un po’. Anche le mie amiche una sera di qualche mese fa mi hanno detto: “Tutti hanno un blog. Tu sei una giornalista, perché non lo fai?”. Già, perché? Passo giornate intere a digitare caratteri al pc, cos’altro avrei dovuto scrivere? La risposta è arrivata da sola, dalla pila di quaderni pieni di appunti di lavoro sparsi in giro per casa (la mia e quella dei miei dove, con buona pace di mia madre, ne ho lasciati parecchi). Resoconti di conferenze stampa, notazioni di colore, risposte a domande fatte ai personaggi più improbabili sugli argomenti più insperati. E poi, le impressioni sui tanti viaggi fatti per lavoro negli ultimi tempi. Molti di quegli appunti sono confluiti in articoli, interviste, lanci di agenzia, reportage, recensioni di libri, schede di approfondimento e sono stati pubblicati da diversi giornali. Molti altri, invece, no.

Ecco, questi sono i miei “caratteri fuori”. Quelli che, per un motivo o per l’altro, non entrano mai in pagina, nemmeno se la pagina è quella senza confini del web. Perché non ci stanno nelle canoniche 1800 battute o perché il giornale di turno mi chiede un taglio diverso per il pezzo. Storie, luoghi, osservazioni a margine, punti di vista, che ogni volta accantono a malincuore. Così è nata l’idea di questo blog, che proverà a raccogliere gli spunti che verranno dal mio lavoro, a partire dagli argomenti che più mi sono congeniali: le vicende del territorio nel quale vivo, il mondo che ho imparato a conoscere viaggiando per piacere e per lavoro, la vita che ruota intorno a uno dei luoghi di aggregazione che più amo, la tavola (perché sono una buona forchetta e le orecchiette fatte in casa della mia nonna mi hanno insegnato che dietro ogni piatto c’è una storia che può essere raccontata).

A chiunque vorrà seguirmi in questa nuova avventura non posso che augurare buona lettura!

Al prossimo post!

About

1239715_10151596780901022_206089460_nGiornalista freelance. Un lavoro, di questi tempi quanto mai precario e in evoluzione. Ma pur sempre, il più bello del mondo. Almeno per me, che lo faccio da un po’ di anni.

Mi chiamo Silvia, ho 33 anni e vivo a Cormano, a Nord di Milano. Lavoro con diverse testate, cartacee e online. Scrivo di cronaca (per lo più di Milano e provincia), turismo e food. Ogni giorno riempio di parole pagine e pagine di quaderni, file word, maschere wordpress, schermate mail di blackberry e smartphone. Molte di quelle parole diventano articoli, interviste, lanci di agenzia, recensioni di libri, schede di approfondimento. Molte altre rimangono fuori, perse tra appunti di ogni genere.

Questi sono i miei “caratteri fuori”Quelli che, per un motivo o per l’altro, non entrano in pagina. Perché non ci stanno nelle canoniche 1800 battute o perché il giornale di turno mi chiede un taglio diverso per il pezzo. Storie, luoghi, osservazioni a margine, punti di vista, che voglio raccontare.

Provo a farlo in questo blog partendo dalle cose che conosco meglio: le vicende del territorio nel quale vivo, il mondo che ho imparato a conoscere viaggiando per piacere e per lavoro, la vita che ruota intorno a uno dei luoghi di aggregazione che più amo, la tavola (perché sono una buona forchetta e le orecchiette fatte in casa della mia nonna mi hanno insegnato che dietro ogni piatto c’è una storia da raccontare). E poi, c’è il racconto di tutto quello che di meraviglioso non sapevo e che ho scoperto quel giorno di ottobre nel quale sono diventata mamma di Matilde.

Buona lettura!

 

Contatti:

Silvia De Bernardin

Mail: caratterifuori@gmail.com

 

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