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Category: Questione di punto di vista

Liceo classico, perché il greco e il latino servono ancora a qualcosa

10694336_729252663823270_7639120022863326897_o-2Nell’era dei social media e della tecnologia dominante il liceo classico, il greco, il latino, la filosofia, la storia dell’arte, servono ancora a qualcosa? La domanda non è affatto retorica e a tal punto lecita che lo scorso novembre la scuola più antica d’Italia ha subito un vero e proprio “processo”. Per fortuna, quel giorno il liceo classico è stato assolto (merito sicuramente di un buon avvocato difensore, Umberto Eco). E non poteva essere diversamente. Chi ha passato gli anni dell’adolescenza tra le versioni di Cicerone e i testi delle tragedie greche lo sa. Non è una rivendicazione di presunta superiorità, come spesso viene erroneamente interpretata. È solo una consapevolezza che realizzi con il passare del tempo, da adulto: studiare il pensiero antico rende il tuo più forte, più consapevole, più aperto al confronto.

È per questo che mi sono lanciata in questa avventura con un gruppo di ex studenti del mio liceo classico, l’Omero, scuola della profonda periferia milanese: fondare un’associazione culturale per la promozione della cultura antica (sì, proprio di quel greco e di quel latino tanto vituperati) intotolata alla memoria di un uomo che ad essa ha dedicato tutta la propria vita: Ezio Savino, che è stato nostro prof. a scuola, ma anche uno dei principali traduttori e interpreti dei grandi classici greci, oltre che scrittore e giornalista molto apprezzato.

Ezio ci ha lasciato qualche mese fa e sull’onda della commozione che quel pomeriggio di ottobre ci ha riuniti a decine in una chiesa stracolma per salutarlo ancora una volta, noi ex studenti abbiamo deciso di fondare, insieme alla sua famiglia, l’Associazione Culturale Ezio Savino. I progetti sono tanti: borse di studio, spettacoli, convegni, un libro. Vedremo. Intanto, domani a scuola, verrà posta una targa per ricordarlo. Perché? La “spiega”, come la chiamava Savino, ce l’ha data lui in tempi non sospetti, in un articolo uscito nel 2006 sul quotidiano “Il Giornale” nel quale parlava della sua esperienza di insegnante in un “liceo di frontiera”:

“Dunque, che c’azzecca una fucina di tragedie greche e di consecutio temporum ai limiti della fascia urbana, dove perfino il biglietto del tram cessa di significare qualcosa e si deve aggiungere la tariffa extra? C’è voluto poco per capire che militare alla periferia dell’impero era posizione di forza. Parlo per esperienza, concretissima raccolta di dati in tante decadi di cabotaggio dietro le patrie cattedre. Non conserverei davanti alla mia aula una colossale epsilon, intagliata nel legno, apporto di antichi allievi, che accondiscesero a trapiantare sulla parete un po’ scrostata il segno delfico del conoscere te stesso, del mettere a fuoco il tuo limite, preambolo indispensabile del capirci qualcosa in tutto il resto“.

A tutti noi dell’Associazione Culturale Ezio Savino, in bocca al lupo!

Tunisia: perché, nonostante tutto, non dobbiamo smettere di viaggiare

Il messaggio che il fondamentalismo islamico ha voluto lanciare oggi con l’attentato al Museo del Bardo di Tunisi è chiaro: colpire un luogo simbolo della grande cultura mediterranea, mettere nel mirino i turisti che ne stavano ammirando lo splendore, per dirci che se non siamo al sicuro a casa nostra, come hanno dimostrato i fatti di Parigi dello scorso gennaio, figuriamoci allora cosa può succedere se da casa ci allontaniamo. Colpire dall’interno un Paese islamico moderato come la Tunisia per provare a spezzare il legame più forte che lo tiene ancorato all’Occidente e alla stabilità politica: il turismo (che poi è anche la voce più importante del suo Pil).

Le notizie sulla dinamica di quanto è accaduto e sul coinvolgimento dei nostri connazionali ancora si rincorrono. E, purtroppo, si fanno di ora in ora più gravi. Per fare analisi sugli effetti che l’attentato avrà sul comparto turistico, anche italiano, è davvero troppo presto, ma una cosa è certa: ripercussioni pesanti saranno inevitabili. Perché le vittime sono turisti e molte delle persone rimaste coinvolte nell’attacco sono passaggeri sbarcati a Tunisi da due navi simbolo del turismo Made in Italy, la Costa Fascinosa e la Msc Splendida. Aziende di un comparto crocieristico (e il discorso vale, ovviamente, soprattutto per Costa Crociere), che iniziava proprio adesso a rialzare la testa dopo i duri contraccolpi della vicenda Concordia. Perché i turisti italiani amano da sempre la Tunisia, come amano l’Egitto, per il suo patrimonio storico-culturale, per il mare, le spiagge, il buon cibo e, anche, per l’ottimo rapporto qualità-prezzo. Perchè, proprio in ragione di questo rapporto speciale, in Italia sono moltissimi gli operatori turistici che investono, programmano e vendono la Tunisia e che, così come è avvenuto per l’Egitto, si ritroveranno ancora una volta a fare i conti con quanto è accaduto nel momento più delicato per le prenotazioni delle vacanze estive.

Ecco, è per questo che nonostante tutto, non dobbiamo smettere di viaggiare. In sicurezza, ma senza farci vincere dalla paura. Perché il turismo è un’industria pacifica simbolo di cultura e incontro (oltre che di business) e non è ammissibile che sia trasformato in un’arma inconsapevole di distruzione di massa. Perché continuare a fare le valigie, girare il mondo (ogni parte del mondo) e andare per musei è la risposta più forte che possiamo dare a chi i reperti millenari conservati nei musei li distrugge a picconate e ci vorrebbe timorosi e spaventati, barricati nelle noste case.

La mia “Amica geniale”: cinque buoni motivi per leggere il romanzo di Elena Ferrante

È risaputo: spesso gli incontri con i buoni libri sono del tutto casuali. Per me è stato così con L’amica geniale, di Elena Ferrante. Non avevo mai letto nulla di questa misteriosa scrittrice quando due anni fa per Natale mi hanno regalato Storia del nuovo cognome, il secondo dei quattro volumi che compongono la saga di Elena e Lila pubblicata da Edizioni E/O. Per fare le cose per bene, sono andata in libreria, ho acquistato il primo libro, che dà il titolo all’intero romanzo, e ho iniziato a leggere. Tutto d’un fiato, proprio come accade in genere con i buoni libri. Per Storia di chi fugge e di chi resta, il terzo volume, ho dovuto aspettare con ansia un altro anno prima che fosse pubblicato e poi un altro ancora per Storia della bambina perduta, il quarto e ultimo libro della serie. Sono arrivata alla fine di questa avventura letteraria durata due anni pochi giorni fa. E già Elena e Lila mi mancano moltissimo. Ecco perché e quali sono cinque buoni motivi per i quali bisogna leggere il romanzo di Elena Ferrante.

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I miei caratteri fuori

Ci siamo. Ecco il primo post di Caratteri fuori. Il mio blog.

Mi chiamo Silvia, ho 30 anni, vivo a Cormano, a Nord di Milano, e di mestiere faccio la giornalista (freelance, per la precisione). Lavoro con diverse testate, cartacee e online. Mi occupo di cronaca, turismo e food. Insomma, scrivere è il mio mestiere. Eppure, un blog non l’ho mai avuto, almeno fino a oggi.

L’idea, in realtà, mi ronzava in testa da un po’. Anche le mie amiche una sera di qualche mese fa mi hanno detto: “Tutti hanno un blog. Tu sei una giornalista, perché non lo fai?”. Già, perché? Passo giornate intere a digitare caratteri al pc, cos’altro avrei dovuto scrivere? La risposta è arrivata da sola, dalla pila di quaderni pieni di appunti di lavoro sparsi in giro per casa (la mia e quella dei miei dove, con buona pace di mia madre, ne ho lasciati parecchi). Resoconti di conferenze stampa, notazioni di colore, risposte a domande fatte ai personaggi più improbabili sugli argomenti più insperati. E poi, le impressioni sui tanti viaggi fatti per lavoro negli ultimi tempi. Molti di quegli appunti sono confluiti in articoli, interviste, lanci di agenzia, reportage, recensioni di libri, schede di approfondimento e sono stati pubblicati da diversi giornali. Molti altri, invece, no.

Ecco, questi sono i miei “caratteri fuori”. Quelli che, per un motivo o per l’altro, non entrano mai in pagina, nemmeno se la pagina è quella senza confini del web. Perché non ci stanno nelle canoniche 1800 battute o perché il giornale di turno mi chiede un taglio diverso per il pezzo. Storie, luoghi, osservazioni a margine, punti di vista, che ogni volta accantono a malincuore. Così è nata l’idea di questo blog, che proverà a raccogliere gli spunti che verranno dal mio lavoro, a partire dagli argomenti che più mi sono congeniali: le vicende del territorio nel quale vivo, il mondo che ho imparato a conoscere viaggiando per piacere e per lavoro, la vita che ruota intorno a uno dei luoghi di aggregazione che più amo, la tavola (perché sono una buona forchetta e le orecchiette fatte in casa della mia nonna mi hanno insegnato che dietro ogni piatto c’è una storia che può essere raccontata).

A chiunque vorrà seguirmi in questa nuova avventura non posso che augurare buona lettura!

Al prossimo post!

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