Milano è così. Non ostenta spavalda la sua bellezza, ma riservata si lascia scoprire poco alla volta. Lo sa chi ha provato a buttare l’occhio dentro a uno dei tanti portoni delle vie del centro quando per sbaglio rimangono aperti un po’ più a lungo. È lì che si cela la Milano delle corti e la sua bellezza ignota ai più. L’esempio forse più soprendente è la magica Casa degli Atellani di corso Magenta, proprio difronte a Santa Maria delle Grazie. La bella notizia è che per i sei mesi di Expo questa dimora quattrocentesca ha aperto i battenti al pubblico svelando un segreto nascosto: l’antica vigna che fu di Leonardo Da Vinci.
La vicenda di Casa degli Atellani e della vigna di Leonardo è antica e ha il sapore delle storie rinascimentali. Gli Atellani erano una famiglia di cortigiani, originaria della Basilicata. Alla fine del Quattrocento, prima dell’arrivo a Milano dei francesi, era lì, in corso Magenta, che avevano la propria dimora, dono di Ludovico il Moro, centro nevralgico della vita mondana e politica della Milano degli Sforza.
Pochi metri più in là, in quegli stessi anni, Leonardo da Vinci dipingeva uno dei suoi capolavori, l’Ultima Cena. Per ringraziarlo di quell’opera, il Moro che l’aveva commissionata, gli donò una vigna, che si estendeva proprio vicino al giardino della Casa degli Atellani. Leonardo morì qualche anno dopo in Francia, gli Atellani furono costretti per alterne vicende politiche a lasciare Milano, ma sia la casa che la vigna sopravvissero passando nel corso dei secoli di proprietario in proprietario. Fino agli anni Venti.
È qui che si svolge la seconda parte di questa storia tutta milanese. Nel 1919 il senatore Ettore Conti acquistò la residenza e commissionò i lavori di restauro al genero, l’architetto Piero Portaluppi. È all’ingegno e alla sensibilità di Portaluppi che dobbiamo il fascino d’altri tempi con la quale Casa degli Atellani ci accoglie. Ancora una volta, la sua storia si intreccia con quella della vigna alla quale Leonardo tanto aveva tenuto, al punto di citarla nel suo testamento. Mentre Portaluppi era al lavoro nel palazzo, lo studioso Luca Beltrami riuscì a individuare la posizione della vigna leonardesca, che era proprio lì, nascosta ma intatta, nel giardino della dimora rinascimentale. E la fotografò. Ma quello che non avevano potuto cinque secoli di storia, lo fece la Seconda Guerra Mondiale. La vigna andò distrutta.
Eppure, oggi è lì, al suo posto, e noi possiamo ammirarla nella pace del giardino di Casa degli Atellani. Il merito è di un progetto voluto dalla Fondazione Portaluppi e dagli attuali proprietari del palazzo. Gli studiosi della Facoltà di Agraria della Statale di Milano, insieme all’enologo Luca Maroni, sono riusciti a risalire all’antico vitigno coltivato per secoli su quei terreni, la Malvasia di Candia Aromatica, e hanno ripiantato nuovi filari di viti dove nel Quattrocento si ergevano quelli che il Moro aveva donato al suo artista prediletto.
Vigna di Leonardo è ora un museo aperto al pubblico. In una visita guidata di circa 40 minuti, fino alla fine di ottobre, si può visitare il piano terra della Casa degli Atellani e camminare per lo splendido giardino. Una vera chicca milanese nascosta tra i bei palazzi di corso Magenta.
Se dopo aver visitato Casa degli Atellani volete ritrovarne l’atmosfere magica, vi consiglio di cercarla lì dove è descritta tra le pagine di un libro, Viaggiatori di Nuvole, il romanzo utopico di Giuseppe Lupo: un viaggio quattrocentesco che ha il sapore di un sogno visionario a occhi aperti. Come quello che farete attraversando le stanze di Casa degli Atellani.
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